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Lospedale del Sole

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'Credono all'immortalità dell’anime, ed alla loro associazione dopo la uscita dal corpo cogli angeli buoni o cattivi, secondo le azioni della presente vita, e questo perché le cose simili amano i loro simili.' (Tommaso Campanella, 'La città del Sole', 1602) 'INTERLOCUTORI Il GRAN MAESTRO degli Ospitalieri, ed un AMMIRAGLIO genovese ospite di lui' nel 1603. G. M. Questa volta che racconto mi fai su luoghi che hai veduto nel corso di lontani viaggi? AMM. Dall'altra parte del mondo, a Taprobana, andai all'ospedale dei bambini dove non sentii nessuno dire: - Perché è capitato a me? I bambini non si perdono in queste sciocchezze. I bambini là son tenuti separati in tante stanzette e così restano soli con le loro malattie. Nessuno parla loro di Religione e sì che avrebbero bisogno di molto aiuto del Padreterno ma dicono che, se sentisse uno pregare, chi non ha alcuna Religione potrebbe offendersi. In realtà nessun bambino si offende per cose di questo genere. Almeno là i bambini non fumano, ci mancherebbe altro, e perdono quella possibilità di sfogo: racconto queste cose per confronto con un racconto di Charles Bukovski che parla di un suo ricovero all'ospedale degli adulti. Lui c'era stato portato in autoambulanza. All'ospedale dei bambini li portano spesso i genitori in automobile, per trattenersi ancora un po' con loro. A Taprobana, l'ospedale dei bambini non è poi così pieno perché bambini ne nascono pochi perché i loro genitori sono pieni di debiti. Nascono in maggioranza bambini di origine straniera. In fase di accettazione non c'è controllo sulla posizione assicurativa: là sono tutti assicurati. Un genitore del piccolo infermo può restare con il suo caro, l'altro resta fuori della porta ancora per un poco e si dà un gran da fare con il suo telefonino. I dottori, in genere sono dottoresse, sono sempre molto preoccupate e a buona ragione. I piccoli sono sottoposti a tanti esami e tutti ne parlano e scrivono. Questo è un po' diverso nell'ospedale degli adulti ma adesso non ce ne stiamo occupando. Ci sono tanti bollettini sanitari e anche qualche comico che dovrebbe distrarre i piccoli. Dicono che i rapporti tra le persone là siano regolati dalla scienza. A volte però là funzionano male anche le procedure più semplici. Sappiamo abbastanza di quello che pensano e provano gli adulti che hanno a che fare con l'ospedale dei bambini, quasi nulla di quello che pensano e provano i bambini che ci capitano. Il personale è vestito con le tute e a nessuno viene in mente che, chi le indossa, abbia anche una casa e una famiglia perché sembra venire da un altro pianeta. Con le tute indosso fanno tante riunioni tra di loro e anche con i genitori dei ricoverati. Le cure sono costose ma a questo non bada molto nessuno, così come se siano pericolose. Alla fine l'impressione è che allo Scrittore Americano sia andata bene con il suo ospedale degli adulti, anche quando la sua dottoressa Giapponese se ne era andata un po' indispettita e sculettante. Lui aveva appena rifiutato di farsi operare per ulcera gastrica e la dottoressa se l'era presa quanto bastava. Invece, a Taprobana, un dottore non Giapponese avrebbe commentato sul paziente: - Tutti noi [dottori dell'ospedale dei bambini] non sappiamo come faccia a campare ancora! Invece noi sappiamo come fanno a campare i dottori come quello: è a vivere come si deve che non sono proprio capaci. A Taprobana, la dottoressa Giapponese di Bukovski la invidierebbero proprio. Adesso però devo andare. G. M. Come è finita quella visita a Taprobana? AMM. Quando fu dimesso, Bukovski andò a bersi una birra. Aveva decisamente una pellaccia ma era un adulto irrecuperabile. G. M. Non mi hai detto come è finita quella visita a Taprobana. 'Aspetta, aspetta un istante.' AMM. 'Non posso, non posso.'

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